“MORTI” CHE SI RISVEGLIANO: chi si fida della “MORTE CEREBRALE”?
GIAPPONE, NIHON UNIVERSITY: "morti" si risvegliano grazie alla “Terapia dell’ipotermia cerebrale controllata col computer”
Neurochirurghi giapponesi hanno salvato 14 pazienti su 20 con ematoma subdurale acuto associato a danno cerebrale diffuso e 6 su 12 con ischemia cerebrale globale cerebrale da arresto cardiaco da 30 a 47 minuti. Tali condizioni equivalgono a quella che è definita in Italia per legge una condizione di morte, la “morte cerebrale”. Tali persone in Italia (ed in quasi tutti gli altri paesi) vengono frettolosamente dichiarate morte e considerate dei possibili “donatori di organi”.
Utilizzando la terapia dell’ipotermia controllata la maggior parte delle persone “resuscitate” hanno recuperato quasi tutte le funzionalità cerebrali che avevano prima con pieno ristabilimento della capacità di comunicazione verbale.
Fonti:
· Articolo di Yoshio Watanabe “Cardiac transplantation: flaws in the logic of the proponents”, nella rivista medica giapponese JPN heart J, Sept 1997
· Articolo di Hayashi N “Brain hypotermia therapy”, nella rivista medica giapponese JPN med J, 6 luglio 1996
Ringrazio la "Lega nazionale contro la predazione di organi e la morte a cuore battente" che dal 1985 si batte contro il muro di omertà dei mass-media per rendere pubbliche queste informazioni di vitale importanza.
Neurochirurghi giapponesi hanno salvato 14 pazienti su 20 con ematoma subdurale acuto associato a danno cerebrale diffuso e 6 su 12 con ischemia cerebrale globale cerebrale da arresto cardiaco da 30 a 47 minuti. Tali condizioni equivalgono a quella che è definita in Italia per legge una condizione di morte, la “morte cerebrale”. Tali persone in Italia (ed in quasi tutti gli altri paesi) vengono frettolosamente dichiarate morte e considerate dei possibili “donatori di organi”.
Utilizzando la terapia dell’ipotermia controllata la maggior parte delle persone “resuscitate” hanno recuperato quasi tutte le funzionalità cerebrali che avevano prima con pieno ristabilimento della capacità di comunicazione verbale.
Fonti:
· Articolo di Yoshio Watanabe “Cardiac transplantation: flaws in the logic of the proponents”, nella rivista medica giapponese JPN heart J, Sept 1997
· Articolo di Hayashi N “Brain hypotermia therapy”, nella rivista medica giapponese JPN med J, 6 luglio 1996
Ringrazio la "Lega nazionale contro la predazione di organi e la morte a cuore battente" che dal 1985 si batte contro il muro di omertà dei mass-media per rendere pubbliche queste informazioni di vitale importanza.
La traduzione e la diffusione di tali notizie può avvenire solo grazie a tale lavoro indefesso.
Commento di Corrado Penna
Quando si dice che “il nuovo farmaco x serve a curare la malattia y”, ci si affida ad uno studio condotto una sola volta da medici che nell’80% dei casi (se non di più) hanno effettuato i loro esperimenti per conto della casa farmaceutica che produce il farmaco, oppure (ma trovate un po’ voi la differenza sostanziale) hanno eseguito tali esperimenti coi finanziamenti della casa farmaceutica che produce il farmaco. Su queste basi i mass-media sbandierano al mondo intero l’utilità e l’efficacia del nuovo farmaco (salvo poi essere costretti a tardive smentite, magari su un trafiletto nascosto nelle pagine centrali del giornale).
In realtà in simili casi servirebbero verifiche dell’utilità del farmaco da parte di altre équipe mediche indipendenti, prima che si possa pronunciare.
È ovvia che in questo caso la mancanza di un serio controllo produce un beneficio per le case farmaceutiche.
Anche nel caso dei risultati di questi medici giapponesi nessuno ha ripetuto l’esperimento, sebbene fosse doveroso verificare se la tecnica fosse davvero utile (si tratta di una terapia che servirebbe a salvare da morte certa le persone in coma cosiddetto irreversibile).
C’è però una differenza notevole. In questo caso non c’è nessun interesse economico dietro la ricerca, nessuna azienda che finanzia lo studio, anzi, ci sono dei notevoli interessi economici che vengono intaccati dai risultati di questa ricerca giapponese, perché ad ogni “morte cerebrale” corrisponde un possibile donatore, ad ogni possibile donatore corrispondono, a seconda dei casi, 3 o 4 persone trapiantate (coi diversi organi espiantati dal “morto”), ad ogni trapianto corrisponde un giro di affari indotto di quasi 1.000.000 euro ripartito tra:
· impresa che trasporta gli organi (anche con mezzi di trasporto super veloci come elicotteri o aerei) dai “donatori” ai riceventi (in Italia la Nord Italia Transplant è un’azienda che è stata presieduta dal signor Sirchia, il quale diventato ministro ha istituito la “giornata nazionale della donazione”)
· chirurghi pagati con stipendi elevatissimi che presiedono alle operazioni di espianto (prelievo degli organi) e di trapianto
· funzionari del ministero della sanità che prendono cifre da capogiro per fare da supervisori alla gestione dei trapianti negli ospedali italiani
· aziende farmaceutiche che vendono i farmaci anti-rigetto che i trapiantati sono costretti a prendere a vita
Difficile quindi pensare che chi ha pubblicato quegli articoli scientifici sulla rianimazione dei “morti cerebrali” l’abbia fatto per interesse. E a questo punto sembra particolarmente colpevole il silenzio della comunità medica internazionale che avrebbe dovuto sentire l’esigenza morale di riprovare al più presto un’esperienza che potrebbe dare una vera vita a chi rischia di morire (a differenza della vita semi-artificiale dei trapiantati, spesso fatta di notevoli sofferenze, e comunque legata all’uso continuativo di farmaci anti-rigetto che minano le difese immunitarie ed a causa dei quali si può morire per una semplice influenza)
Ovviamente voi che leggete potete sempre pensare che quei medici giapponesi si siano inventati tutto per ottenere onore e fama e che la loro tecnica non si è mai diffusa perché “chiaramente inutile”, però prima di asserire che non funziona ci vorrebbe quanto meno una ulteriore verifica da parte di persone non coinvolte nel business dei trapianti.
L’ipotermia cerebrale controllata col computer dovrebbe essere sperimentata in tutto il mondo perché rappresenta un’enorme speranza di tornare in vita per persone frettolosamente considerate “cerebralmente morte”, ma sono purtroppo convinto che gli interessi economici in gioco non lo permetteranno mai.
Anche a causa di notizie come queste io sono contrario alla donazione degli organi, e v invito tutti ad informarvi sul sito della “Lega nazionale contro la predazione di organi e la morte a cuore battente”, a leggere il loro volantino informativo, a scaricarlo, stamparlo, diffonderlo.
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